La sala di Ettore e Andromaca
Al capo opposto dell’antico “Appartamento della Pazienza” di Ercole II, laddove iniziava la Galaria Nova, tra la Torre di Santa Caterina e la Torre di San Paolo, è ora visibile un soffitto decorato recuperato nell’ultima tornata di restauri sotto una intercapedine aggiunta nei primi decenni del Novecento.
La guida scritta da Ginevra Canonici Fachini, Due giorni in Ferrara, pubblicata nel 1819, dava notizia della decorazione dell’appartamento del cardinale Tommaso Bernetti di Fermo, il “delegato pontificio straordinario” che prese stanza in Castello all’epoca della Restaurazione, dopo il 1815 e dopo che le guerre napoleoniche avevano segnato una momentanea interruzione dei lavori di abbellimento del Castello. La guida segnala una decorazione databile al 1816, portata a termine da due artisti ferraresi, il pittore ornatista Giovanni Bregola (Ferrara, 1764-1822), di cui si hanno pochissime notizie e Francesco Scutellari (Ferrara 1780-1840) «figurista dilettante», interessante personaggio dell’Ottocento ferrarese, appartenente a una famiglia aristocratica in cui si coltivava da almeno una generazione l’interesse per le arti.
Il dipinto illustra il brano del VI canto dell’Iliade in cui è narrato un episodio della guerra di Troia: l’eroe troiano Ettore dà l’addio alla moglie e al figlio Astianatte presso le Porte Scee, prendendo in braccio il piccolo dopo essersi spogliato dell’elmo.