Il giardino e la loggia degli aranci
Nel Rinascimento Ferrara era famosa per i suoi giardini, creati ad imitazione di un ideale edenico aggiornato secondo i canoni della cultura cortese e cavalleresca.
Boschi, grotte, montagne, geometrie di siepi, aiuole odorose, giochi d’acqua avevano trasfigurato il paesaggio attingendo a tutte le risorse delle arti e della tecnica.
L’attenzione degli Estensi per i giardini trova invece le sue radici profonde nella volontà di rappresentazione del potere ducale.
Il giardino come simbolo di natura pacificata, di luogo dove si esercita un magico controllo sugli elementi, allude alla filosofia di governo estense, incentrata sulla valorizzazione del territorio.
Attraverso il giardino l’immagine della corte viene portata all’esterno dei palazzi e, con essa, l’ideale di magnificenza che gli Estensi intendevano comunicare.
Per chi arrivava a Ferrara lungo le vie d’acqua il primo approdo era l’Isola di Belvedere, una raccolta di meraviglie con raffinate architetture, prati verdi irrorati dall’acqua di una fontana in forma d’albero, sculture, piante rare e animali esotici.
Di forte suggestione era anche l’accesso alla città dalla Porta degli Angeli, che inquadrava il Castello sospeso e quasi aereo sopra la cortina verde dei Giardini del Padiglione.
Le stesse mura della città, che dall’esterno si percepivano come imponente struttura difensiva, all’interno si trasformavano in luoghi ameni, con agrumeti, aiuole fiorite, specchi d’acqua.
Un autentico processo di “scultura” del paesaggio aveva trasfigurato la natura: il centro del disegno era il Castello, con la sua teoria di logge e giardini segreti che confluivano nel Giardino pensile degli Aranci.
Luogo tra i più ricchi di memorie estensi, questo terrazzo evoca la presenza della Corte.
Con Alfonso I il Giardino degli Aranci assunse le caratteristiche attuali, come testimonia la “granata svampante”, impresa personale del duca che si vede scolpita sui capitelli della loggia. Già nel 1478 i documenti parlano di un giardino della duchessa - Eleonora d’Aragona moglie di Ercole I d’Este - in Castello: potrebbe trattarsi di un piccolo giardino, allestito sul rivellino est prima degli ampliamenti cinquecenteschi.
Solo nell’estate del 1531 vennero costruiti il muretto perimetrale merlato del giardino, poi crollato e ricostruito più volte, e la loggia con le quattro arcate a tutto sesto.
Da questo momento in poi le carte d’archivio ci permettono di ricostruirne le diverse sistemazioni: dapprima vialetti, terreno riportato e coltivazione in aiuole di piante annuali, affiancate da mastelli di legno con gli aranci «portà suso e zoso» ai cambi di stagione, quindi una edizione settecentesca, con le sole piante di agrumi in vaso, infine, ai primi decenni del Novecento, con gli aranci sul terrazzo poi riparati, nell'inverno, dalla loggia utilizzata come serra.
NOTA: il giardino rimane chiuso al pubblico nei mesi invernali.