Le cucine ducali
Dell’epoca ci è giunta l’intonacatura ad arriccio della volta, probabile preparazione per una rifinitura di maggior pregio che non venne più realizzata. Originale è anche la pavimentazione, nella quale sono ben visibili le aperture per gli scoli degli antichi acquai.
Sul lato nord della sala era collocato un camino a tutta parete, come testimoniano le due finestrelle quadrate che fungevano da prese d’aria.
L’attività doveva essere febbrile in queste cucine, specie quando - e succedeva assai di frequente - si preparavano i leggendari banchetti della corte, con un numero strabiliante di portate servite nell’avvicendarsi di rappresentazioni sceniche e di intrattenimenti musicali.
Coreografia e gastronomia erano le componenti essenziali delle grandi feste, eventi effimeri ai quali tuttavia il signore legava in maniera non trascurabile l’ostentazione e l’amplificazione del suo potere.
Per questo i grandi “scalchi”, abilissimi cuochi e cerimonieri, erano tenuti in grande considerazione nelle corti di tutta Europa. Uno in particolare è rimasto famoso: Cristoforo di Messisbugo, geniale regista di fastosi ricevimenti e scenografo di banchetti che concepiva come «una festa magnifica, tutta ombra, sogno, chimera, fittione, mettafora et allegoria».