La Torre dei Leoni
Le mura a nord di Ferrara erano difese da un ampio canale che si collegava al sistema fluviale del Po. La città era in quel momento distesa lungo la riva sinistra del ramo principale del grande fiume che, proprio in quel punto, si apriva verso oriente in un grande delta.
Era l’acqua la miglior difesa dei luoghi, dei borghi e della città.
Quella torre era stata oggetto, non molti anni prima della costruzione del Castello, di un’opera di trasformazione voluta da Nicolò II e realizzata forse proprio da Bartolino da Novara, gli stessi committente e costruttore del futuro Castello di San Michele. Da un’alta, rettilinea torre a pianta quadrata, fatta per il semplice avvistamento, si passò ad una piccola rocca, assai più larga alla base e con larghi spalti al primo piano, capace di accogliere le nuove tecniche di difesa bellica. Agli spalti si giungeva attraverso una rampa, distesa su tre lati, adatta al trasporto di armi, artiglieria e munizioni per mezzo di animali da soma.
Le ampie sale del piano terra e del primo piano erano dedicate al corpo di guardia mentre nell’oscuro interrato si trovavano le prigioni. All’esterno l’architettura della rocca era uguale sulle quattro facciate. Ciascuna parete era scandita da tre arcate cieche poste al centro di ogni lato, marcate da lesene assai aggettanti, che evidenziavano i quattro spigoli della nuova torre, dotati di murature di maggior spessore rispetto al resto del fabbricato, come fossero altrettante piccole torri.Le pareti esterne erano intonacate ed affrescate con semplici elementi decorativi.
La rocca era circondata da un fossato, che permetteva un attracco protetto alle barche che percorrevano le vie d’acqua settentrionali alla città, ed era collegata alla Porta del Leone, da un lato, e alle mura della città, dall'altro lato, con ponti levatoi.